Da che ho memoria sono sempre stata affascinata dalla parola.
Devo dare il merito di tutto a mia madre che ha introdotto me e mia sorella al mondo dei racconti, delle fiabe, dei miti e delle narrazioni in generale. Mi ricorda sempre che, da bambina curiosa quale ero, rimanevo ad ascoltare sedotta da tutto ciò che veniva narrato o, per meglio dire, recitato.
Mamma e nonno mi raccontavano di tutto: dalle favole “classiche” ai racconti di eroi, di Santi e Re, di marinai che si avventuravano in acque perigliose o di burattini che anelavano a diventare bambini.
Così a 5 anni sapevo chi fosse Gilgamesh della tradizione Babilonese, tifavo per Sigfrido e Thor, il Dio norreno degli Asi o soffrivo con Ettore per la sconsiderata scelta di Paride di portare a Troia la moglie di Menelao, Elena.
Ogni storia, un linguaggio, un tone of voice.
La Lingua Madre alla base della Cultura.
Dobbiamo alla lingua il tramandare fatti e narrazioni; alle sue diverse traduzioni di cronache vissute se oggi conosciamo la Storia. Lo dobbiamo alla cosiddetta “Lingua Madre”.
Patrimonio dell’Umanità, ricordata dall’UNESCO il 21 febbraio, la Lingua Madre ha un valore sia individuale che sociale. Nel mondo sono riconosciute più di 7mila idiomi diversi, di cui almeno il 50% sembra essere in pericolo di “estinzione”! E senza contare i dialetti!
Linguaggio e Lingua: qual è la differenza?
Entrambi sono la base della comunicazione ma con qualche differenza!
Il linguaggio è un sistema di segni usato per la comunicazione. La lingua è invece una particolare forma, storicamente determinata, di linguaggio verbale, usata da un gruppo di persone ai fini della comunicazione.
Oggi, i linguaggi sono tantissimi e ogni settore personale e lavorativo ne costruisce uno. Parlare lo stesso linguaggio, infatti, permette di farsi immediatamente comprendere dal nostro interlocutore, ci fa sentire capiti e parte di un gruppo, che è per certi versi esclusivo e quindi protettivo.
A ogni Media la sua voce
Il cosiddetto “Tone of Voice” è il modo in cui decliniamo la nostra comunicazione a seconda del mezzo che utilizziamo. Certo ad un Luminare non ci rivolgeremmo mai con “Come butta, bello?!”, così come non useremmo mai su Facebook un linguaggio impersonale e didascalico.
La scelta di rivolgerci al nostro pubblico con un determinato tipo di linguaggio deve fondamentalmente rispettare tre parametri:
– chi siamo (Identità),
– a chi parliamo (Target),
– cosa comunichiamo (Promessa),
ovvero l’obiettivo (perché comunichiamo questa cosa e cosa vogliamo ottenere).
Diventa chiaro che l’armonia tra questi punti rende autorevole il messaggio anche qualora la scelta del “tono” fosse ironica e leggera. Capita, infatti, che la dissonanza provochi fastidio nel pubblico vuoi perché viene snaturata l’identità del brand o i suoi valori, vuoi perché l’argomento serio viene comunicato con troppa superficialità o altro, si rischia di produrre l’effetto contrario all’intento di attrarre e di convertire in successo la campagna.
Quindi, quando viene preso in considerazione un determinato Social o di decidere di comunicare attraverso un Blog, nella scelta bisogna certamente fare molta attenzione al contenuto, che deve essere originale e accattivante, senza tuttavia trascurare al come ci si rivolge al nostro Pubblico.